Non legittimate il mercato della carne di cane – fermatelo

07 novembre 2014

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di Jill Robinson, fondatrice e CEO di Animals Asia

Il mercato della carne di cane sopravvive ancora a causa dei sui crimini – nei fatti, questa è l’unica ragione che ne garantisce l’esistenza.

Il commercio di carne di cane in Cina e Vietnam è privo di ogni regolamentazione e solleva seri problemi sanitari, per non parlare della efferata violenza sulla quale si regge. 

Tuttavia, pretendere che tutto si risolva con l’introduzione di un codice disciplinare non fa che eludere il problema vero. Ossia che questa industria può esistere solo grazie alla criminalità. Ecco perché restiamo convinti che l’unica strada possibile sia quella di dichiarare illegale l’intero mercato. 

Se da un lato il consumo di carne di cane sia pratica comune nei paesi asiatici da centinaia di anni,  c’è da dire che mai come ora tale attività ha causato così tanta sofferenza e incredibili costi sociali.

Si stima che nel solo Vietnam ogni anno vengano uccisi per la loro carne 5 milioni di cani, mentre in Cina se ne contano addirittura 18 milioni.

In entrambi questi paesi l’industria della carne di cane è completamente legale, anche se allevare i cani per questo scopo è estremamente difficile ed economicamente insostenibile.

Sfamarli, assicurarsi che abbiano spazio a sufficienza e non si scannino a vicenda, provvedere a tutte le vaccinazioni richieste per prevenire la diffusione delle malattie, rende l’allevamento dei cani per niente profittevole.

Economicamente, il numero degli animali allevati non è di alcun beneficio.

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È questa la ragione per la quale la criminalità ha il sopravvento e giorno dopo giorno i giornali non fanno che riportare notizie scioccanti.

Lucrare sulle vendite, avvelenare e rubare i cani, generando gravi perdite nelle famiglie alle quali vengono indebitamente sottratti,  mettere a rischio la salute dei consumatori – queste sono le caratteristiche principali di questa crudele industria.

È un’attività che non può essere regolata. È un commercio che preferisce avvalersi di metodi violenti e illegali piuttosto che soccombere alle regole, utilizzando le proprie risorse per corrompere gli ufficiali sottopagati dei paesi in via di sviluppo per guadagnare il loro favore.

Inoltre, la regolamentazione verrebbe erroneamente interpretata come un passo in avanti verso un futuro bando. È molto più probabile che un provvedimento simile dia all’opinione pubblica la falsa impressione che questa industria possa evitare ogni forma di crudeltà – mentre invece l’orrore continuerebbe al riparo da occhi indiscreti.

Dichiarare illegale il consumo di carne di cane non comprometterà la dieta di nessuno.

Oggi poi tale commercio è diventato oggetto di numerose discussioni in Vietnam e Cina. Per effetto della maggior consapevolezza che la gente ha del ruolo dei cani nella società civile, e per l’estrema crudeltà di questa industria, si è creato un grande movimento di protesta.

È necessario seguire l’esempio delle Filippine, di Taiwan, Hong Kong e di tutti i paesi che hanno dichiarato illegale la macellazione e il commercio dei cani per scopi alimentari con l’introduzione di una legge sul benessere degli animali.

Invece di legittimare questa crudele industria, che causa tanta sofferenza a esseri umani e animali, possiamo invece promuoverne la definitive chiusura.

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