Se stai aspettando con ansia l’arrivo delle vacanze estive, dovunque tu sia diretto, conviene fare un ripassino delle principali occasioni in cui si abusa degli animali. Jess Vyvyan-Robinson ci ricorda che le nostre vacanze sono solo dai problemi e dallo stress della vita, non dalle responsabilità verso gli animali.
Un turista può essere coinvolto in forme di maltrattamento animale consapevolmente o no – forse pensi che non compreresti mai qualcosa che implichi crudeltà, ma è semplice commettere errori quando ci si trova in località sconosciute.
Ogni anno il traffico illegale di specie in via d’estinzione supera i 19 miliardi di dollari, e gli animali vengono venduti per il consumo alimentare, per usi medici, come souvenir e vestiti. Molti di questi animali illegalmente trafficati vengono comprati da turisti occidentali – negli Stati Uniti i prodotti confiscati all’estero perché acquistati illegalmente come souvenir finiscono nel Magazzino Nazionale di Specie Selvatiche a Denver, dove se ne contano attualmente oltre un milione e mezzo. Fra questi fiale di bile d’orso, cavallucci marini essiccati, fauci di squalo, pelli di serpente e anche di gatto.
In particolare Vietnam e Cina si contendono il dominio nel campo del commercio di specie selvatiche a rischio. L’Università di Agraria di Hanoi, in Vietnam, ha stimato che circa 3.300 tonnellate di prodotti ricavati da animali in via di estinzione vengano esportati e importati nel paese ogni anno.
La maggior parte di questi prodotti viene venduta per il consumo umano, sia come rimedio della Medicina Tradizionale sia come prelibatezza nei ristoranti di tutto il Continente. Per omaggiare le supposte usanze locali, chi si reca in Asia spesso degusta specialità gastronomiche senza nemmeno essere informato sulla provenienza, moralmente discutibile o addirittura illegale, della pietanza.
Prelibatezze come il vino di serpente sembrano probabilmente una cosa stravagante ai turisti, ma per gli animali in questione il percorso dalla vita in libertà al piatto è costellato di crudeltà.
Non necessariamente gli animali mangiati sono specie in via d’estinzione – in molte parti di Cina e Vietnam è comune cibarsi di cani e gatti. Sebbene nessuna specie animale sia protetta dalla legge, normalmente le condizioni di detenzione e il trattamento che viene loro riservato sono orrendi. Da tenere ugualmente in considerazione è il fatto che seppure gli animali non vengono uccisi per ricavare il cibo che viene mangiato, la crudeltà è comunque parte del sistema di produzione. In Indonesia bere caffè ottenuto dalle feci dello zibetto è diventato molto popolare fra i turisti alla ricerca di qualche stranezza. Anche se lo zibetto non viene ucciso, la sua detenzione è purtroppo sconvolgente, dato che viene nutrito con una dieta completamente inadeguata e a base unicamente di chicchi di caffè.
Fra le maniere più comuni con cui i turisti contribuiscono alla crudeltà verso gli animali in Asia, ricordiamo zoo, acquari, parchi safari e corse su pista, nelle quali la sofferenza è all’ordine del giorno. La triste verità è che molte di queste creature subiscono incredibili abusi e maltrattamenti. Non importa quanto sincere siano le buone intenzioni, ogni turista che paga per vederli sta contribuendo a perpetuare la loro sofferenza.
In Thailandia la gita a bordo degli elefanti è una delle attrazioni più richieste e viene pubblicizzata come esperienza d’interazione con questi maestosi animali, suggerendo che si tratta di un’attività sostenibile ed ecologica. Tuttavia, per il cosiddetto Thai-Trekking gli elefanti vengono addestrati usando un metodo chiamato phaajaan, il cui obiettivo è quello di ottenere obbedienza instillando con il terrore la sottomissione del pachiderma.
I cuccioli vengono separati dalle madri già in tenera età, rinchiusi in terribili gabbie – le famigerate crush cages, dotate di una sbarra di metallo che schiaccia a terra l’animale – vengono continuamente torturati con bastoni di ferro uncinati, privati del cibo e del sonno. Le ferite fisiche e mentali prodotte dal phaajaan sono visibili in molti degli esemplari utilizzati nel trekking elephants, a dimostrazione del fatto che una delle attività turistiche più lucrative del paese è anche un’attività che si regge sulla paura e la sofferenza.
L’industria dell’intrattenimento attraverso gli animali è un’altra insidia nella quale la crudeltà è spesso mascherata dietro un’apparente velo di abilità e divertimento. Ogni anno centinaia di delfini vengono macellati a Taiji, città costiera in Giappone, e numerosi esemplari vengono catturati per essere poi rivenduti come attrazione nei delfinari. Il massacro, che spesso si suole ricondurre della tradizione di questo angolo del mondo, adesso accade unicamente per ragioni di profitto. Gli esemplari catturati vengono rivenduti in Asia e nel mondo. I visitatori sono attirati sfruttando l’istintiva simpatia umana per i cetacei che si esibiscono, e inconsapevolmente si rendono responsabili di oltre 2.000 uccisioni ogni anno, per non parlare dell’alto numero di esemplari costretti a una vita di prigionia.
Ugualmente, per le strade molti turisti colgono l’occasione di farsi fotografare in compagnia di un animale esotico – dalle scimmie ai serpenti, questi animali sono spesso catturati illegalmente, mantenuti in condizioni terribili, drogati e costretti a fatiche inenarrabili. Dato poi che i cuccioli ispirano spesso tenerezza e dunque possono far guadagnare di più, normalmente solo loro il bersaglio dei bracconieri, che uccidono le madri contribuendo alla decimazione della popolazione selvatica.
È semplice per gli amici degli animali visitare l’Asia con spirito critico, seguendo poche e semplici regole. Conoscenza e consapevolezza sono le parole chiave. Mai consumare cibi o bevande che contengano specie in via d’estinzione o protette, e attenti anche ai prodotti che pur non contenendo questi animali sono fabbricati con il loro sfruttamento. Se vi sentite a disagio nel chiedere ulteriori informazioni su ciò che il cibo contiene, al proprietario del ristorante, allo chef oppure ai commercianti, potrete trovare maggiori dettagli online.
Resistete alla tentazione di scattare foto con animali selvatici in cattività e non comprate mai souvenir o gioielli fatti con parti di animali. Ricordate che la tradizione da sola non giustifica alcuna forma di sfruttamento. Invece di visitare zoo o parchi, prenotate un safari nella giungla con quei tour operator che non solo vi consentono di vedere gli animali nel loro habitat naturale ma che incoraggiano altresì il governo a seguire una politica di rispetto e protezione degli animali e dell’ambiente. Non dimenticate che il commercio di specie selvatiche è spesso illegale – in Cina un recente emendamento ha dichiarato reato l’acquisto di prodotti derivanti da animali selvatici protetti o in via d’estinzione.
Soprattutto, non abbiate paura di farmi sentire. Incoraggiate gli altri a informarsi, a boicottare queste attrazioni, i clienti e i ristoratori coinvolti in pratiche crudeli contro gli animali. Segnalando alle autorità locali, alle associazioni animaliste e alle ambasciate dei governi i casi in cui siete stati testimoni, potrete aiutare ad assicurare i criminali alla giustizia. Condividete le vostre rimostranze anche in rete. La crudeltà può sopravvivere solo se viene tollerata – tocca a noi fare un passo avanti e rendere i nostri viaggi cruelty-free.
Laureatasi al King College di Londra nel 2012, Jess ha realizzato il suo sogno di viaggiare nel mondo guadagnandosi da vivere come istruttrice subacquea. La sua prima passione è stata la salvaguardia degli squali, per la quale ha scritto numerosi articoli in svariate riviste internazionali. Animalista fin da piccolo grazie all’educazione ricevuta, spera di diffondere consapevolezza attraverso i suoi scritti, contribuendo così alla protezione degli animali a rischio estinzione. Jess ha recentemente vinto per due volte il premio settimanale indetto dalla rivista Telegraph e attualmente vive in Sudafrica.
Questo è il suo sito web: www.jessvyvyanrobinsonphotography.com