Perchè gli animali selvatici non possono essere utilizzati come materiale fotografico

09 novembre 2017

I social media alimentano la richiesta di foto con animali selvatici, ma dietro a quegli scatti c’è una vita di tormenti per gli animali e un reale pericolo per i turisti. 

L’insaziabile desiderio di ricevere like, click e condivisioni sui social media si traduce nella ricerca dello scatto perfetto. E molto spesso, quella foto tanto agognata, capace suscitare invidia, mette in pericolo sia la vita degli uomini che quella degli animali.

Nel contempo, le aziende non smettono di inventare modi sempre nuovi per utilizzare gli animali come strumento per attirare turisti. I quali, pagando, possono assistere non solo alle esibizioni di orsi danzanti, ai numeri da circo delle scimmie o agli applausi dei leoni marini, oltre a poter visitare le ‘fattorie’ di coccodrilli, camminare a fianco di leoni, coccolare orsi e baciare cobra.

É un tragico circolo vizioso fatto di strumentalizzazioni e crudeltà. Ma attraverso una maggiore sensibilizzazione e lavorando uniti, possiamo mettervi fine. 

1 - I selfie con gli animali selvatici alimentano il bracconaggio di specie in via d’estinzione e la nascita di crudeli programmi d’allevamento 

Michael the orangutan is forced to work as photo props for visitors

Ogni volta che un turista paga per un selfie con un orso danzante, una scimmia forzata ad esibirsi o un cucciolo di tigre con gli occhioni spalancati - quella persona sta inavvertitamente alimentando il bracconaggio. Molte specie in via d’estinzione vengono catturate nel loro ambiente naturale per essere portate in circhi, zoo e parchi marini.

Gli allevatori depredano il loro habitat per prevenire la riproduzione tra animali consanguinei allo stato brado.  

I cuccioli vengono strappati dal loro habitat in giovanissima età, quando sono ancora troppo vulnerabili per badare a se stessi. Per facilitare la cattura dei piccoli, i genitori vengono solitamente uccisi. Tragicamente, sono proprio gli animali più giovani a risultare i più teneri e quindi i soggetti preferiti per le foto.

Molti animali vengono allevati al solo scopo di permettere ai turisti di scattare foto. Ma una volta scomparsa la tipica dolcezza caratteristica dei cuccioli, e diventati ormai troppo grandi ed esuberanti - l’orrore è dietro l’angolo.

Ad esempio, ‘le passeggiate con i leoni’ sono state oggetto di controversie: vengono segnalati casi in cui i leoni troppo cresciuti vengono venduti come trofeo per la cosiddetta ‘caccia in gabbia’ o ‘caccia in scatola’ che prevede il confinamento del leone all’interno di uno spazio recintato in modo da renderne più facile l’uccisione. 

2 - Violenza e condizioni di vita orribili  

Gli animali vengono stremati e privati di tutto, allo scopo di renderli remissivi e permettere le costanti interazioni con gli esseri umani.

Un metodo, è quello di confinarli in piccoli spazi angusti e bui. Un altro modo consiste nel tenerli incatenati o nel picchiarli con bastoni ed uncini fino a quando non diventano compiacenti.

Dalla quando Animals Asia è stata fondata, circa 20 anni fa, l’organizzazione ha salvato più di 600 orsi, molti dall’industria della bile - e tanti altri da circhi e zoo dove sono costretti ad esibirsi per i visitatori. In ogni caso, gli orsi sono stati trovati in condizioni di terribili, spesso affamati, disidratati, feriti e malati.

I peggiori zoo, circhi e parchi intrattenimento desiderano solo guadagnare il più possibile, spendendo il meno possibile per le cure degli animali. Il modo più semplice per mantenere i costi bassi è quello di negare loro cibo, acqua, rifugi adeguati, cure mediche e tutto quanto necessario a mantenere un animale felice e in salute.

3 - Resi innocui e privati di ogni difesa  

Animal selfie 3

Sono moltissimi gli orsi, i leoni e i serpenti mutilati. Artigli, denti o zanne vengono rimossi per rendere più sicuri gli incontri con le persone.

Questi interventi, se praticati con l’uso di pinze o altri strumenti rudimentali, possono causare gravi infezioni, artrite, zoppia e altre complicazioni.

Le mutilazioni, oltre ad impedire a questi animali di proteggersi dai pericoli, li rendono più vulnerabili che mai, e precludono loro la possibilità di tornare a vivere allo stato brado.

4 - Comportamenti innaturali

Tutto ciò che ruota attorno ai selfie con gli animali selvatici prevede l’imposizione di comportamenti contrari alla natura. E risulta umiliante, degradante e crudele.  

Qualsiasi piccolo ha bisogno di dormire un adeguato numero di ore per crescere, ma i cuccioli di tigre sono spesso costretti a rimanere svegli proprio per prestarsi ai selfie con i turisti. E se lo sguardo è assonnato, allora vengono punzecchiati fino ad ottenere quegli occhi grandi e spalancati, così fotogenici. Una volta cresciuti, vengono poi sedati per essere resi più docili.  

Gli elefanti hanno una vita sociale molto complessa e si ritiene possano creare dei legami fortissimi con i membri della famiglia. Ma costretti all’interno di circhi, centri e parchi viene loro impedito di creare interazioni sociali con altri simili. L’isolamento può arrivare a minare in modo molto grave la loro salute psicologica. 

Il filmato che riprende l’orsa del sole Ajib e il suo cucciolo Marsha costrette ad interagire con i turisti, evidenzia un tipico meccanismo di difesa messo in atto dall’orsa Ajib, che succhia in continuazione la sua stessa zampa - arrivando persino a morderla.

Gli stessi atteggiamenti appaiono anche in un video del macaco Queenie, forzato ad esibirsi in un circo all’interno di un parco naturale accreditato dall’UNESCO in Vietnam. Questi comportamenti raccontano le sue difficoltà, l’altissimo livello di stress e la costante paura.

5 - Gli animali muoiono per i selfie 

Sono troppi gli animali morti a causa di un selfie.

Ad agosto 2017, una piccola di delfino separata dalla madre e rimasta bloccata in acque poco profonde è morta dopo essere stata presa e passata di mano in mano da dozzine di persone che non volevano altro che una foto con il cucciolo. Alcune delle foto postate in rete mostrano le persone, che a turno tengono la piccola tra le mani, bloccare lo sfiatatoio, finendo per soffocarla. Il delfino risulta essere deceduto a causa dello shock che ha portato ad una crisi cardio-respiratoria.

Nel 2016, a morire di paura sono stati invece due pavoni in un parco cinese. Gli animali sono deceduti dopo che alcuni visitatori li avevano agguantati per scattare un selfie e avevano strappato loro le piume, mandandoli in shock.

I bradipi sono animali naturalmente calmi, ed hanno bisogno di calma e tranquillità per sopravvivere. Una volta strappati al loro habitat e costretti a ripetuti contatti con l’uomo, gli animali iniziano a soffrire di ansia e stress talmente acuti da non sopravvivere per più di sei mesi.

E la lista continua.

Ogni turista dovrebbe sapere che gli animali selvatici sono diversi da quelli domestici, e non sono soggetti da immortalare in foto. È di vitale importanza che venga loro permesso di esprimersi secondo l’istinto, senza forzarli ad interagire con l’uomo. 

Come regola generale, una struttura che permette questo genere di contatto tra uomo e animali, molto probabilmente non sta tutelando nella giusta maniera gli animali in sua custodia.

Se non l’ha ancora fatto, puoi aiutare a dire basta ai selfie con l’orsa del sole Ajib e la sua piccola Marsha. Firma la petizione oggi stesso e fai sapere alla struttura turistica presente nell’isola di Bali, in Indonesia, che non farai mai visita al loro centro finché il centro continuerà a giustificare questa crudeltà. 

Animal selfie 4


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