Non c'è niente di “grand” nel Grand National

10 aprile 2015

Animal Voices

di Dave Neale, Responsabile Animal Welfare di Animals Asia

A voi potrebbe sembrare solo un'innocente "scommessa", per loro invece può essere l'ultima cosa che fanno.

Con lo svolgimento del Grand National  nel Regno Unito, atteso per questo weekend, dobbiamo dedicare un pensiero alla sofferenza che si cela dietro l'industria delle corse che impiegano animali.

Le corse con i cavalli sono un vero e proprio business e molto spesso non c'è spazio per i sentimenti lungo la strada. L'iper-selezione che avviene negli allevamenti e gli alti standard richiesti da questo sport sono ormai  pratica comune. Tutto ciò genera animali allevati appositamente per correre ma non per gareggiare, per questo i cavalli abbandonano le corse presto, a causa di malattie o per le ferite riportate. Una grossa parte dei cavalli ritenuti non più idonei alle corse, quelli feriti o semplicementi considerati non abbastanza veloci vengono soppressi o venduti ai macelli.

Le cavalle vengono spesso forzate a gravidanze innaturali e i puledri iniziano lo svezzamento molto prima, in modo che le madri ricomincino il ciclo riproduttivo, e quando fattrici e stalloni diventano troppo vecchi, vengono scartati come l'ennesimo sottoprodotto dell'industria che vuole solo animali vincenti.

Di quelli ritenuti idonei, molte migliaia andranno incontro a una morte prematura. Le statistiche online sulle corse parlano di 250 cavalli morti durante le competizioni nel Regno Unito nel 2012. Il 38% di tali decessi è dovuta a zampe rotte, colonne vertebrali lesionate, colli o bacini spezzati, attacchi cardiaci ed emorragie. Il New York Times stima in 24 il numero di cavalli morti ogni settimana sulle piste in America, numeri che salgono a 1.200 se si considera l'andamento annuale.

Per i cavalli che concludono la gara, la probabilità che il sangue finisca nei polmoni è molto alta. Lo sforzo della corsa porta a una condizione nota come emorragia polmonare indotta dall'eccessivo esercizio fisico, problematica che causa all'animale un versamento di sangue nei polmoni e nella trachea. Uno studio condotto dall'Università di Melbourne ha riscontrato nel 50% dei cavalli da corsa la presenza di sangue nella trachea, e nel 90%  dei casi sangue nei polmoni.

Per spingere i cavalli fino a questo punto, il fantino utilizza il frustino. L'uso di questo strumento provoca dolore e sofferenza ai cavalli, sia a livello fisico sia perchè spinge l'animale allo stremo delle forze. Chi difende i fantini sostiene che il frustino viene utilizzato per "sicurezza", "incoraggiamento" e "correzione". La verità è che questi cavalli già esausti vengono frustati per continuare a correre e molti di loro ricevono un simile trattamento solo per l'insoddisfazione del fantino. E' stato anche dimostrato che l'uso della frusta aumenta il rischio di caduta del cavallo .

Ogni genere di pratica che implica l'uso di uno "strumento" per forzare un animale a compiere qualcosa di innaturale, deve essere messo in discussione sia dal punto di vista etico che da quello sociale.  Se i cavalli "volessero" correre a quella velocità, che bisogno ci sarebbe di usare la frusta? C'è solo una ragione, quella di voler vincere a tutti i costi, anche a discapito dell'animale.

Con molti cavalli sulla linea di partenza al GRAND NATIONAL nel Regno Unito questo weekend, la probabilità di decessi tra gli animali è alta. Il Grand National è una competizione volutamente rischiosa. Dal 2000, 24 cavalli sono morti nel corso di tale manifestazione e nella tre giorni di gara altri 40 esemplari sono stati uccisi.


Non alimentare tutto questo con i tuoi soldi. Non scommettere sulla loro sofferenza. 


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